Nemrut Dağ: tra il mito e la storia
Siamo di fronte a uno dei monumenti più straordinari dell’antichità, un luogo dove storia, religione e potere si intrecciano in una visione grandiosa. Il santuario-tomba di Antioco I di Commagene, eretto tra il 69 e il 34 a.C. sulla cima di una delle vette più alte della catena del Tauro orientale, rappresenta una delle opere più ambiziose del periodo ellenistico.
Questo sovrano, che regnava su un piccolo ma strategico regno tra l’Impero Romano e la Persia, volle lasciare un’impronta indelebile della sua grandezza, celebrando la sua discendenza divina e creando un luogo di culto che fosse testimone della fusione tra la cultura greca e quella persiana.  

Un mausoleo tra le nuvole
Il cuore del complesso è un imponente tumulo di pietrisco, alto circa 50 metri e con un diametro di 145 metri. La sua funzione principale era quella di custodire le spoglie di Antioco I, sebbene la sua tomba vera e propria non sia mai stata scoperta. Il tumulo è circondato da tre grandi terrazze monumentali, orientate verso est, ovest e nord. Due antiche vie processionali conducono alle terrazze principali, dove ci accolgono colossali statue che un tempo dominavano il paesaggio. 

Le divinità di pietra e la fusione delle culture
Le terrazze, orientale e occidentale, ospitano le statue più impressionanti: cinque figure sedute, scolpite nella pietra calcarea, rappresentano divinità sincretiche, frutto dell’unione tra il pantheon greco e quello persiano.
Possiamo distinguere Zeus-Oromasde, la fusione tra Zeus e il dio zoroastriano Ahura Mazda; Eracle-Artagnes, assimilato al dio della vittoria persiano Verethragna; e Apollo-Mitra, che riflette la commistione tra l’ellenismo e il culto solare iranico. Ai lati di queste divinità, due animali simbolici, un’aquila e un leone, fungono da guardiani del sito. Passeggiando lungo le terrazze, possiamo notare un dettaglio singolare: le teste delle statue non sono più al loro posto, ma giacciono sparse ai piedi delle figure, probabilmente cadute a causa di terremoti o dell’erosione naturale. Questo scenario crea un’atmosfera surreale, quasi mistica, accentuata dalla grandiosità del sito e dalla sua posizione isolata tra le montagne.  

L’eredità dinastica scolpita nella pietra
Al centro della terrazza orientale, ai piedi del tumulo, troviamo due file di stele in arenaria, poste su piedistalli e accompagnate da altari. Questi rilievi raccontano la storia dinastica di Antioco I: una fila mostra i suoi antenati persiani, mentre l’altra rappresenta quelli macedoni. Il messaggio è chiaro: il sovrano si considerava erede sia di Alessandro Magno, attraverso la madre Laodice, sia del re achemenide Dario I, tramite il padre Mitridate.
In questo modo, Antioco legittimava il suo potere presentandosi come il punto d’incontro tra due delle più grandi civiltà del mondo antico.  

Alleanza tra sovrano e divinità
Spostandoci sulla terrazza occidentale, troviamo una delle raffigurazioni più affascinanti: una serie di rilievi rappresenta il re Antioco mentre stringe la mano a varie divinità. Questa iconografia, nota come dexiosis, simboleggia il legame tra il sovrano e il mondo celeste, sottolineando il suo ruolo semi-divino. Un altro rilievo particolarmente intrigante è quello del cosiddetto “oroscopo del leone”, un bassorilievo con simboli astrologici che, secondo alcuni studiosi, potrebbe indicare la data di costruzione del santuario.  

Una lotta contro il tempo
Nonostante la sua imponenza, il sito di Nemrut Dağ ha dovuto affrontare nei secoli le sfide della natura. Le estreme variazioni di temperatura tra il giorno e la notte, la neve, il vento e il forte irraggiamento solare hanno progressivamente eroso le sculture, riducendo l’altezza originaria del tumulo e deteriorando molte delle statue.
Inoltre, il sito si trova in una zona altamente sismica, esposta al rischio di terremoti.  Per preservare questo straordinario patrimonio, il sito è stato dichiarato area protetta e sono stati avviati studi approfonditi per monitorarne lo stato di conservazione. Grazie a interventi di restauro e alla regolamentazione degli accessi turistici, oggi possiamo ancora percorrere le antiche strade processionali e ammirare questo capolavoro dell’architettura ellenistica, che continua a raccontarci la storia di un sovrano che volle lasciare un segno eterno tra Oriente e Occidente.

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